Arriva a tre anni da ‘Vivere
o Niente’ il nuovo album del Blasco, ed è un ritorno potente, alternativo ed
energico.
L'album si apre con ‘Sono
innocente ma’.. Il Blasco lascia da parte la disillusione degli ultimi due
lavori discografici e ripone all'attenzione dell'ascoltatore, la rabbia e la
determinazione. Il pezzo ha sfumature elettroniche ma che non invadono mai il
territorio musicale di appartenenza: puro rock. Un pezzo potente, un rock fra i
più belli di tutta la sua carriera e già questa.. é una grande notizia.
Il rock continua alla traccia due con ‘Duro
incontro’. Il cantato prende ispirazione dal ‘Manifesto futurista..’ ma la
musica qui è più psichedelica, frenetica. Il testo racconta alla perfezione uno
stato d'animo, una sensazione alienante. ‘Fegato fegato spappolato’ ha adesso
un suo fratello, meno sballato ma più duro. Una canzone che rimane nel limbo
dorato insieme a tanti altri pezzi rock del Blasco, non ottimi ma neanche
insufficienti.
La terza traccia è ‘Come
Vorrei’. Arriva il pop, la melodia italiana che Vasco tiene su con un testo
molto ispirato e dai significati profondi. Una storia d'amore é il pretesto per
parlare a sè stessi, in modo onesto e sincero. Una canzone che viene frenata
dalla mancanza di un vero assolo che avrebbe potuto farle fare il salto di
qualità. Per le radio é perfetta, forse meno per i più affezionati.
La quarta traccia continua
con atmosfere pop ma più ispirate. ‘Guai’ è beatamente e profondamente nello
stile di Vasco, che qui, separa la canzone fra una melodia iniziale a bassa
intensità ad un cambio di ritmo imposto dalla sua voce, in questo disco ai
massimi livelli. ‘Guai’ è una piccola perla, una di quelle canzoni da cantare
nei falò con la chitarra acustica. Il testo non è poetico, ma ha alcuni spunti
interessanti nelle strofe, soprattutto nella seconda parte del pezzo. Promossa
senza riserve.
La quinta traccia è una
scarica impetuosa di hard rock. ‘Lo vedi’ è potentissima, con sonorità mai
sentite prima in un album di Vasco. Il testo è minimalista ma guai a dire che è banale. “Lo vedi o non lo vedi, ci credi o non ci credi”, insomma, devi
svegliarti, prendere la vita di petto, e credere in te stesso. Il pezzo non
scende mai di intensità e ci regala un grande gioiello rock made in Italy! Ci
siamo!!!
Alla sesta traccia abbiamo ‘Aspettami’.
L'album scende di livello ma non tocca il fondo. Infatti ‘Aspettami’, pur non
essendo un pezzo eccelso, è una canzone molto orecchiabile che fa del suo splendido
inciso il punto di forza. Questa è forse la canzone che più dividerà gli
addetti ai lavori, certo, sia nel testo che nelle atmosfere si respira molto il
Battisti anni '80, ma tutto ciò non basta o perlomeno, non soddisfa pienamente.
Comunque sia una canzone che se usata come singolo radiofonico, potrebbe far
molto presa sull'utente medio, ma in quest'album c'è onestamente di molto
meglio.
Settima traccia è ‘Dannate
nuvole’. Avrebbe potuto essere eccellente se la base elettronica non fosse
stata così invadente. Un pezzo con un testo filosofico, che con poche parole
disegna un mondo. ‘Dannate nuvole’ è una ballata dark, esplosiva quando entrano
in gioco le chitarre e con atmosfere deliranti che arrivano all'apice della
potenza, quando Vasco pone a tutti la domanda fatidica: "Chissà perché?".
Questa canzone è pienamente promossa.
Ottava traccia nel segno del
Blues. ‘Il blues della chitarra sola’ inizia con un tappeto musicale
elettronico che stona completamente con la melodia vocale di Vasco. Sembra
proprio un arrangiamento poco ispirato e attento. Poi dopo le prime strofe le
sonorità diventano un connubio abbastanza regolare con la voce del Blasco. La
canzone in sé non è affatto male e il testo sembra una presa in giro che Vasco
fa nei suoi confronti. Peccato perché sul web circolava una versione veramente
blues del pezzo, una versione che incarnava pienamente lo spirito giocoso e
ironico della canzone che, in questo arrangiamento, viene un po' nascosto. Alla
fine è buona traccia, suggellata anche da uno splendido assolo.
Nona traccia ha il nome di
'Accidenti come sei bella’, già stroncata da molti. Parliamoci chiaro, per
l'ascoltatore medio è una buona canzone, divertente e orecchiabile, ma stiamo
parlando del più famoso Signor Rossi d'Italia; stiamo parlando di un album fra
i più ispirati della carriera che, in questo modo, cade letteralmente per terra
con un pezzo del genere. La voce di Vasco sembra quasi incerta, la musica è un
gioco computerizzato per le nuove generazioni. Insomma, un pezzo bocciato,
forse l'unico veramente da scartare.
Ma alla decima traccia arriva
la perla del disco. ‘Quante volte’ è un viaggio nella vita di Vasco che poi si
riflette in ognuno di noi. Stiamo parlando di una canzone che vuole pretendere
di dar fastidio ai grandi classici del Blasco, e ci riesce senza timori. La
melodia iniziale riprende quella di ‘Vita spericolata’, alcuni storceranno il
naso, ma la genialità sta proprio in questo: una confessione musicale partendo
dal pezzo più simbolico. Poi la canzone va in un'altra direzione ed emoziona,
sconvolge, mette i brividi. Nessun assolo (forse nel primo intermezzo se ne
sente la mancanza), nessun gioco melodico o strumentale. La canzone è semplice
e diretta, la voce di Vasco detta l'andatura, la sua interpretazione è vissuta.
Un classico che non cederà mai il passo al tempo!!
L'undicesima traccia è ‘Cambiamenti’.
Una canzone già molto conosciuta nella quale, Vasco, pone davanti
all'ascoltatore un testo apparentemente banale con una lista di cose da
cambiare, tutto ciò per racchiudere il messaggio più profondo: 'l'unica
rivoluzione é cambiare se stessi"! La musica è un blues di nuova
generazione che con non convince però appieno. La canzone ha un suo perché, il
testo anche, e in questo disco la tematica del cambiamento credo sia
indispensabile per non poterla in qualche modo decantare. Tutto sommato, bene
così.
Alla dodicesima traccia un
pezzo strumentale, dal nome ‘Rockstar’. Siamo dinanzi ad un pezzo hard rock,
dove Vasco fa riproporre da Vince Pastano, l'interludio del Live Kom 014.
Niente da dire: suoni naturali, potenza ed energia. Con questo pezzo Vasco
traccia una linea fra le 11 canzoni dell'album e le tre bonus tracks. Infatti
la posizione delle tracce in questo disco, è fatta in modo molto minuzioso, con
momenti rock che che si alternano alle ballate, quasi come in un contesto da
concerto.
Inizia così la prima delle
bonus tracks: una reloaded de ‘L'uomo più semplice’, qui peggiorata, depotenziata
del rock originario. Un pezzo che sicuramente poteva essere evitato in questo
album. La canzone esplode nell’inciso, ma il tutto è corredato da un testo troppo
semplice (ma qualcuno può vederci un bel collegamento con la tematica appunto
semplice del pezzo), e a tratti molto debole. In questo contesto, ‘L’uomo più
semplice’, è ancor di più bocciata.
A risollevare il morale ci
pensa ‘L'ape regina’, un testo molto particolare dove l'ape regina viene
inquadrata un po' come la Bocca di Rossa del 2014, che ammalia tutti quanti. Le
atmosfere sono alla Branduardi e Vasco sorprende completamente spiazzando l'ascoltatore.
Un grande esperimento, il più concreto, quello più riuscito, i cambiamenti qui
sono davvero evidente. Completamente promossa.
Chiude l'album ‘Marte piange
ancora’. Qui troviamo un Vasco d'annata, influenzato da Rino Gaetano ma con un
strada musicale e melodica completamente differente. Marta é un pezzo
divertente, con un testo leggero ma molto efficace per la tematica affrontata.
Una canzone che forse non soddisfa in pieno, anche per via di un coro
imbarazzante in stile Mary Louise. L'interpretazione di Vasco é ironica,
sbeffeggiante, sopra le righe. Si chiude non con il botto ma in pieno
divertimento.
Tiriamo ora le somme:
‘Sono innocente’ non è forse
l'album migliore della carriera, ma entra prepotentemente nell'albo dei grandi
lavori del Blasco. Arriva così in alto per la sua straordinaria varietà di
stili, per il sound hard rock unico e potente. L'album risulta essere un
piccolo esperimento, con pezzi che vanno dal cantautorato più elevato al rock
più duro. Dalla canzone radiofonica allo sberleffo, insomma, siamo di fronte
all'album più variegato di sempre, tanto che le tracce fra loro, a volte,
sembra che stonino un po', ma è il prezzo da pagare per una varietà così
elevata. La struttura del disco é data da pezzi di livello, studiati nella
costruzione armonica nei minimi dettagli. A questi si alternano arrangiamenti
elettronici che strizzano l'occhio alle nuove generazioni, poche attente ai
dettagli strumentali... non sempre però!
Insomma, ‘Sono innocente’,
pur con due o tre incidenti di percorso evidenti, sorprende, spiazza, poi se in
positivo o in negativo, dipenderà dai gusti personali, ma comunque sia é
innegabile che ci troviamo davanti un Vasco molto diverso e alternativo.
Il voto è un 8 pieno,
soprattutto perché in questo periodo che nessuno rischia, Vasco ci propone
pezzi molto diversi tra loro senza andare sul sicuro.
Per concludere ecco la
personale classifica degl'album più belli di Vasco.
1- C'è chi dice no
2-Gli spari sopra
3-Siamo solo noi
4-Liberi Liberi
5-Vado al Massimo
6-Bollicine
7-Sono innocente
8-Vivere o niente
9-Nessun pericolo per te
10-Canzoni per me
11-Cosa succede in città
12-Il mondo che vorrei
13-Colpa d'Alfredo
14-Buoni o cattivi
15-Ma cosa vuoi che sia una
canzone
16-Non siamo mica gli
americani
17-Stupido hotel