martedì 26 maggio 2015

VASCO E FABRIZIO!

Vi racconto una storia: "VASCO E FABRIZIO"!
Nel 2003 partii per un sogno immenso: diventare un calciatore. Ero molto bravo: mi presero in una squadra in Toscana, sembrava un sogno poi... tutto iniziò a bloccare il mio respiro. Mi sentivo ingabbiato, fuori dal mondo! Tornai a casa e caddi in una strana e brutta depressione. Arrivò la musica di Vasco a salvarmi, a farmi capire che bisognava andare avanti ma solo "d'io" sento ancora nelle vene il dolore di quel periodo.
Poi dal 2007 arrivò Fabrizio Moro, dalla sua prima serata al Festival di Sanremo rimasi folgorato. Sì, perché se in Vasco ho sempre visto il mio stile di vita, la mia filosofia esistenziale, in Fabrizio vedevo un Davide più maturo, vedevo quello che avrei voluto essere in futuro.
La favola della mia vita mi portò senza nessun tipo di aggancio particolare, ad avere la fiducia, la stima di Vasco. Boom!! Quella è stata la favola più grande della mia vita, da lì è iniziato tutto perché io ancora scrivevo solo per me stesso! Poi i video di Vasco, la prefazione, le parole... divenne tutto immensamente unico. Quel poster che avevo sopra la testa aveva scelto me fra tanti e mi lanciò letteralmente artisticamente. Il mio Blog, i libri, le poesie rock e le tante canzoni che iniziarono ad essere conosciuti dai tanti.
Andai in giro per l'Italia a portare uno spettacolo di denuncia potente: le mie poesie, le tematiche di Vasco e la musica di Fabrizio Moro! Nel mentre di questo viaggio "arrivò" Fabrizio!!
La prima volta che parlai con lui fu forse l'attimo reale più bello della mia esistenza.
Vasco e Fabrizio hanno dettato il mio cammino, accorgermi improvvisamente di avere un rapporto di stima e di fiducia con loro, mi ha cambiato la vita! Poi arrivò un giorno che salii sul palco di Moro per aprire un suo concerto con una mia poesia rock. Da lì gli incontri, le tantissime parole, gli sms notturni... il video per il primo Moro day del Sud.
Dopo 4 libri sul Sud e sulla mia generazione legata alle canzoni di Vasco, decisi che era arrivata l'ora di scrivere la prima biografia di Fabrizio Moro: l'unico grande cantautore della nuova generazione!
Fra Vasco e Moro arrivò poi Dino Vitola, uno che aveva lanciato Vasco negli stadi negli anni '80 e producendogli tanti lavori discografici epici. Quando dissi a Fabrizio che conoscevo Vitola lui balzò dalla sedia! Vitola è la star della musica italiana, e Fabrizio mi disse proprio che ero stato fortunato a conoscerlo... già, in realtà mi contattò lui, un po' come fece Vasco: sembra veramente che ci sia un filo sottile che unisce tutti questi personaggi che hanno segnato e segnano la mia vita!
Ora eccoci qua, alle porte di un grande evento, già, perché mercoledì sarà pubblicato il libro su Fabrizio Moro con copertine (avanti e retro) scelte direttamente da lui. Fabrizio ha sempre saputo tutto di me: della mia follia perenne, del mio amore eterno verso Vasco, della mia attività di denuncia e credetemi, nel libro ci saranno tante e tante chicche inedite!
Per me Fabrizio è un fratello maggiore, amo la sua musica perché rivedo in essa me stesso, e nelle mie piccole ma rabbiose poesie racconto lo stesso identico mondo.
Questa è la mia vita, già, senza un soldo in tasca ma con dito medio verso i maligni e coloro che non hanno mai creduto in me! Questa è la favola degl'ultimi, dove non c'è lieto fine perché una fine non c'è, ma solo un cammino trasparente e rabbioso... Un urlo meridionale che si estende in tutto lo stivale.
Ci vediamo mercoledì... e come sempre, nei libri, non tradisco mai!!
IlFolle

venerdì 22 maggio 2015

HARLEY QUIIN E LA SUCIDE SQUAD: FINALMENTE UN CAPOLAVORO!!!


Il nuovo mensile "Suicide Squad e Harley Quiin" finalmente è arrivato. 

Il fumetto inizia con Harley Quiin, ed è godimento allo stato puro. Una serie di autori infatti disegnano e scrivono di Harley per una pagina a testa. Sembra davvero di entrare in un sogno dove Harley si immagina su un fumetto proprio come tutti gli altri villains americani. Sin dalle prime pagine la ricchezza carismatica di Harley colpisce per ironia, sberleffo e una sana dose di follia.

Poi nella seconda parte inizia la vera storia che vede Harley cambiare città per spostarsi in un appartamento lasciatole in dote da un ex paziente di Arkham, ma sotto c'è qualcosa. Il ritmo della storia è molto veloce, le scene sono divertenti mai esageratamente paradossali e soprattutto, quello che ne viene fuori, è un'immagine di Harley davvero interessante. Infatti, qui non siamo davanti alla solita anti-eroina con obiettivi precisi e razionali, ma siamo dinanzi ad una folle che conosce i folli e la follia meglio di chiunque altro. Harley sa essere una dottoressa molto preparata e al tempo stesso una criminale senza scrupoli. Sembra la ragazzina che vorrebbe tutto e subito ma invece è l'incoscienza, il pareggio del male sul bene. 

Quindi il fumetto con Harley inizia alla grande, senza sbavature e con tanto divertimento al seguito.

Poi arriva la Suicide Squad. La riunione dei criminali più pericolosi del mondo ha avuto dei cambiamenti al suo interno: la cosiddetta figlia del Joker e Deathstroke, sono entrati a far parte del gruppo ma per Amanda Waller questo è un pericolo vista la già precaria situazione della Squadra Sucida. Il tutto è narrato in modo lineare, quasi come una lunga introduzione per accogliere in futuro un certo Joker. Forse manca un po' di interazione fra i criminali, ma già qualcosa ne viene fuori dallo scontro fra la figlia del Joker e Harley, che ora si sente non più la prima donna e soprattutto minacciata da un'altra figura che ama il Joker alla follia. L'impianto narrativo sta su alla grande con una trama molto chiara e che fa presagire sviluppi futuri molto interessanti.

Il bello di questa squadra è che non combatte per il bene del mondo, non c'è dentro di loro una sorta di buonismo cosmico ma una spietata voglia di combattere per assicurarsi egoisticamente la propria libertà.


Conclude "Arkham Manor", un thriller stupendo che vede il manicomio spostarsi nella dimora di Bruce Wayne. Ecco, quando arriva Batman arriva il noir, l'investigazione, a volte sembra quasi di essere su una scena di CSI. Batman è il "normaleroe" per eccellenza e questa storia ci dimostra come senza super poteri a volte il fumetto possa prendere una direzione differente. Non è un capolavoro e tutto è collegato al futuro di Batman Eternal, certo, però per essere solo all'inizio siamo già una strada interessante.

Insomma, questo mensile ha dato fantasia e una nuova verve alle testate DC, un fumetto davvero stupendo senza cali di narrazione, con disegni non eccellenti ma di grande fattura come la gestione di Harley Quiin. Ci siamo, ci siamo davvero e anche la parte dedicata agli sviluppi di Arkham sembra essere un altro colpo perfetto.

Poche volte sono stato così entusiasta, questa volta, però, c'è da esserlo veramente!

Voto 9

lunedì 11 maggio 2015

"GUARDA DOVE VAI"!

Lo so che pensi siano solo delle parole qualunque, ma il segreto sta proprio in quello: credere nelle parole di una canzone, lasciarti trascinare da una nota, da una notte che non copre nessun sole, ma illumina la tua anima. 
Stanco mi lascio trascinare dal vento, la sua forza placherà la mia rabbia! 


Quante volte hai voluto che fossi un altro, quante volte hai desiderato di essere un altro.. quante volte hai creduto che tutto, sì, fosse un po’ più grande. 



Risolleva la tua autostima e se non ti piaci vedrai.. 
NON CAMBIERAI.. MAI, E FORSE, ANZI, SON SICURO: CE LA FARAI!

lunedì 4 maggio 2015

ANNO ZERO: LA SUA CONCLUSIONE!


Siamo stati abituati che i finali gestiti da Snyder siano quasi sempre privi di intuizioni sorprendenti e di verve fumettistica.
Ricordiamo in questo la “Corte dei gufi”, una storia costruita molto bene e poi completamente distrutta nel finale prevedibile, stessa cosa per "Morte in famiglia". Con Anno zero non ci discostiamo di molto rispetto alle precedenti opere citate, oltretutto ci sarebbe anche molto da ridire su tutta la storia.
Infatti Anno zero si porta dietro la delusione delle troppe aspettative. Ma non solo. Si porta con sé anche una lunghezza narrativa esagerata, più di un anno, con una trama che poteva essere accorciata in alcune sue parti oppure magari spalmata meglio nei vari numeri mensili.

Invece troppe volte siamo rimasti con il fiato sospeso sperando di assistere a qualche vero colpo di scena, ma nulla di tutto ciò. C’è stato qualche spunto interessante ma niente da far gridare al capolavoro, anzi, se per questo, neanche al lavoro buono! Alla fine più che svelare le origini di Batman ancor prima del suo mantello, Anno zero non è stato altro che una rivisitazione moderna del capolavoro Anno uno.

La vera sorpresa poi non arriva nel finale dello scontro con l’Enigmista, ma quando Batman diventa Wayne e constata il fatto che non può più esserlo. Proprio in quel momento, quando c’è la festa dopo aver salvato la città, Snyder affonda il colpo andando in profondità e lasciando parlare il Batman che c’è dentro l’uomo Wayne. Ecco, avremmo gradito di più soffermarsi sulla psiche che ha portato Wayne ad essere Batman, piuttosto che invece vederlo nel suo primo scontro con i guanti viola come nelle sue prime apparizioni. Non è bastato questo per far gridare all’originalità. Non è un bluff totale, ma visto le aspettative poco ci manca.

Ritornando al finale, Snyder sfodera un discorso di Batman alias Wayne sulla città e sui guerrieri che la compongono, un discorso davvero molto profondo e che ci fa capire che Snyder sta maturando, ma ancora è legato ad una visione politically correct del personaggio. Anche quando Bruce decide di non incontrare una sua vecchia amica, si comprendono i sacrifici e la dedizione che c’è dietro la scelta di diventare un eroe. Toccante è anche l’illusione di Alfred di vedere il suo signorino Bruce diventare grande e soprattutto un uomo normale come tutti gli altri. Snyder in questo finale costruisce tutto ciò che doveva forse approfondire prima, lasciandoci con l’amaro in bocca per l’ennesimo suo tentativo strozzato nelle sue varie ipotesi fumettistiche.

Anno zero si conclude così, e mentre Capullo ha reso ancor di più evidenti le sue qualità in questo lavoro, Snyder è rimasto in bilico fra la delusione più totale per il suo lavoro e il suo talento cristallino che a volte sorprende quando meno te lo aspetti.


Voto 6