Siamo stati
abituati che i finali gestiti da Snyder siano quasi sempre privi di intuizioni
sorprendenti e di verve fumettistica.
Ricordiamo in
questo la “Corte dei gufi”, una storia costruita molto bene e poi completamente
distrutta nel finale prevedibile, stessa cosa per "Morte in
famiglia". Con Anno zero non ci discostiamo di molto rispetto alle
precedenti opere citate, oltretutto ci sarebbe anche molto da ridire su tutta
la storia.
Infatti Anno
zero si porta dietro la delusione delle troppe aspettative. Ma non solo. Si
porta con sé anche una lunghezza narrativa esagerata, più di un anno, con una
trama che poteva essere accorciata in alcune sue parti oppure magari spalmata
meglio nei vari numeri mensili.
Invece troppe
volte siamo rimasti con il fiato sospeso sperando di assistere a qualche vero
colpo di scena, ma nulla di tutto ciò. C’è stato qualche spunto interessante ma
niente da far gridare al capolavoro, anzi, se per questo, neanche al lavoro
buono! Alla fine più che svelare le origini di Batman ancor prima del suo
mantello, Anno zero non è stato altro che una rivisitazione moderna del
capolavoro Anno uno.
La vera sorpresa
poi non arriva nel finale dello scontro con l’Enigmista, ma quando Batman
diventa Wayne e constata il fatto che non può più esserlo. Proprio in quel
momento, quando c’è la festa dopo aver salvato la città, Snyder affonda il colpo
andando in profondità e lasciando parlare il Batman che c’è dentro l’uomo
Wayne. Ecco, avremmo gradito di più soffermarsi sulla psiche che ha portato
Wayne ad essere Batman, piuttosto che invece vederlo nel suo primo scontro con
i guanti viola come nelle sue prime apparizioni. Non è bastato questo per far
gridare all’originalità. Non è un bluff totale, ma visto le aspettative poco ci
manca.
Ritornando al
finale, Snyder sfodera un discorso di Batman alias Wayne sulla città e sui
guerrieri che la compongono, un discorso davvero molto profondo e che ci fa
capire che Snyder sta maturando, ma ancora è legato ad una visione politically
correct del personaggio. Anche quando Bruce decide di non incontrare una sua
vecchia amica, si comprendono i sacrifici e la dedizione che c’è dietro la
scelta di diventare un eroe. Toccante è anche l’illusione di Alfred di vedere
il suo signorino Bruce diventare grande e soprattutto un uomo normale come
tutti gli altri. Snyder in questo finale costruisce tutto ciò che doveva forse
approfondire prima, lasciandoci con l’amaro in bocca per l’ennesimo suo
tentativo strozzato nelle sue varie ipotesi fumettistiche.
Anno zero si
conclude così, e mentre Capullo ha reso ancor di più evidenti le sue qualità in
questo lavoro, Snyder è rimasto in bilico fra la delusione più totale per il
suo lavoro e il suo talento cristallino che a volte sorprende quando meno te lo
aspetti.
Voto 6
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