lunedì 4 maggio 2015

ANNO ZERO: LA SUA CONCLUSIONE!


Siamo stati abituati che i finali gestiti da Snyder siano quasi sempre privi di intuizioni sorprendenti e di verve fumettistica.
Ricordiamo in questo la “Corte dei gufi”, una storia costruita molto bene e poi completamente distrutta nel finale prevedibile, stessa cosa per "Morte in famiglia". Con Anno zero non ci discostiamo di molto rispetto alle precedenti opere citate, oltretutto ci sarebbe anche molto da ridire su tutta la storia.
Infatti Anno zero si porta dietro la delusione delle troppe aspettative. Ma non solo. Si porta con sé anche una lunghezza narrativa esagerata, più di un anno, con una trama che poteva essere accorciata in alcune sue parti oppure magari spalmata meglio nei vari numeri mensili.

Invece troppe volte siamo rimasti con il fiato sospeso sperando di assistere a qualche vero colpo di scena, ma nulla di tutto ciò. C’è stato qualche spunto interessante ma niente da far gridare al capolavoro, anzi, se per questo, neanche al lavoro buono! Alla fine più che svelare le origini di Batman ancor prima del suo mantello, Anno zero non è stato altro che una rivisitazione moderna del capolavoro Anno uno.

La vera sorpresa poi non arriva nel finale dello scontro con l’Enigmista, ma quando Batman diventa Wayne e constata il fatto che non può più esserlo. Proprio in quel momento, quando c’è la festa dopo aver salvato la città, Snyder affonda il colpo andando in profondità e lasciando parlare il Batman che c’è dentro l’uomo Wayne. Ecco, avremmo gradito di più soffermarsi sulla psiche che ha portato Wayne ad essere Batman, piuttosto che invece vederlo nel suo primo scontro con i guanti viola come nelle sue prime apparizioni. Non è bastato questo per far gridare all’originalità. Non è un bluff totale, ma visto le aspettative poco ci manca.

Ritornando al finale, Snyder sfodera un discorso di Batman alias Wayne sulla città e sui guerrieri che la compongono, un discorso davvero molto profondo e che ci fa capire che Snyder sta maturando, ma ancora è legato ad una visione politically correct del personaggio. Anche quando Bruce decide di non incontrare una sua vecchia amica, si comprendono i sacrifici e la dedizione che c’è dietro la scelta di diventare un eroe. Toccante è anche l’illusione di Alfred di vedere il suo signorino Bruce diventare grande e soprattutto un uomo normale come tutti gli altri. Snyder in questo finale costruisce tutto ciò che doveva forse approfondire prima, lasciandoci con l’amaro in bocca per l’ennesimo suo tentativo strozzato nelle sue varie ipotesi fumettistiche.

Anno zero si conclude così, e mentre Capullo ha reso ancor di più evidenti le sue qualità in questo lavoro, Snyder è rimasto in bilico fra la delusione più totale per il suo lavoro e il suo talento cristallino che a volte sorprende quando meno te lo aspetti.


Voto 6

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