"Pace" è la riscoperta del primo Fabrizio, meno sperimentale e più rabbioso, meno folk e più aggressivo, in poche parole: più rock!
L'apertura dell'album è emblematica: il brano Pace ti entra dentro, il capolavoro del cd, un brano che ti toglie il fiato, la dimostrazione più concreta di come una canzone possa darti una mano e farti andare lontano, uscire dal tunnel e provare ad avere meno paura di ciò che verrà. In questi anni di incertezze e dubbi, Fabrizio ci porge la sua mano nel buio, e che sia per un secondo o un mese, quella pace interiore che stentiamo a trovare... ora c'è.
La seconda traccia è Tutto quello che volevi, e iniziano le sonorità più rock. L'inizio è quasi alla Coldplay, poi arriva la voce di Fabrizio e tutto si colora di estate. Colori vivaci, ritmo incessante, pronto ad esplodere nelle radio come tormentone. C'è una, due, tre vite in questo brano nel quale Fabrizio va indietro nel tempo e ci fa capire come a volte tutto quello che vogliamo è proprio davanti ai nostri occhi, pronto ad esser vissuto; ci si riscopre così più vulnerabili ma sicuramente più positivi verso il futuro.
Giocattoli, alla traccia numero 3, è un altro piccolo capolavoro, e lo è per una serie di motivi precisi: musica trascinante che esplode nell'inciso, tematica nella quale ognuno ci si rivede e un testo che è poesia pura. Moro va alla riscoperta del bambino che c'è in noi, quel disincanto che è stato perduto, quel mondo fatto di soldatini e supereroi immensi, dove la guerra era solo un gioco, dove la giustizia era un diritto di tutti senza distinzioni. E quella felicità che passa, una felicità intrisa nei giocattoli, semplici pezzi di plastica che hanno dentro anche un cuore, il cuore di tanti ragazzi, il cuore di chi sogna dormendo accanto con Mazinga, il sogno di chi poi si è svegliato e ha scoperto che si è cresciuti troppo, ma davvero troppo in fretta.
Con Semplice, traccia numero 4, si ritorna alle sonorità forti, un rock elettronico sopra un testo aggressivo che volge lo sguardo ad una vita che non si risparmia mai. Una provocazione verso se stessi, verso i comodi, coloro che non rischiano mai, un brano che invita a provarci, a lasciar ogni paura da parte e credere che nulla è impossibile. Il cantato di Fabrizio è veloce, diretto, brano pronto ad esplodere nei live.
Portami via è invece la ballata per eccellenza, quella che Fabrizio ha scelto di portare al Festival di Sanremo, un testo che a seconda delle situazioni può essere dedicato alla propria donna o, come in questo caso, ad una figlia. E Fabrizio qui fa una richiesta d'aiuto a sua figlia, una sorta di oasi felice che il nostro vede in Anita, ma che ognuno vedrà nella sua figura più cara. Fabrizio si mette a nudo con incredibile sincerità, mostrando i suoi lati più fragili, le sue paure, le sue preoccupazioni per un mondo pieno di terrore e che non può tenere al riparo i bambini. Una lettera d'amore trainata da una musica che cresce d'intensità con il passare dei secondi e che arriva ad un "la la la la" liberatorio, pieno di speranza. Una ballata, anzi, la ballata per eccellenza!
La traccia 6 è "La Felicità", inizio soft con chitarra elettrica in sottofondo e batteria con colpi lenti, il tutto sembra creato ad hoc per lasciar spazio alle parole di Fabrizio. Queste sono fra le più ispirate, sembrano quasi una continuazione di Pace, perché il nostro cerca di capire in questo brano come si arrivi alla felicità, e "i sogni vanno dipinti anche se non li vedi", e la verità non è una parola come un'altra ma un dovere umano, un obbligo esistenziale! Poi c'è quel monito che è un leitmotiv dell'album: non mollare, perché anche se oggi tutto è più nero, in questi anni devastanti, bisogna convincersi che prima o poi, per tutti, arriverà... la felicità. Un brano che diventerà un must nella discografia moropatica.
Alla traccia 7 si ritorna su sonorità cupe, dure, fortemente elettroniche. L'Essenza è un brano potentissimo, con un testo che provoca le coscienze, sorretto da dolori e rapporti che si spezzano ma nonostante tutto, "l'essenza di un uomo rimane la stessa". Un messaggio chiaro e senza troppe vie di mezzo: nella vita ci sono percorsi e scelte da affrontare, ma nonostante questo, quello che siamo difficilmente cambierà, quasi a dire "A fanculo ogni circostanza, io sono quello che sono, al di là di quello che mi ferisce". Un concetto quasi filosofico che regge bene la potenza della musica che nella seconda parte diventa più dura e si colora di un finale tiratissimo con batteria frenetica a scandire il tempo.
Alla numero 8, Sono anni che ti aspetto. Fabrizio sembra confessarsi ad una seconda persona ma la verità è che sta parlando a se stesso, perché il percorso per ritrovare la pace non è uno scherzo, ma un viaggio dentro se stessi, cercando di buttare giù ogni muro, anche quello verso se stessi. Ecco come una canzone di Fabrizio diventa quasi un percorso dentro la propria psiche. E poi quella richiesta d'aiuto nell'inciso: "Sono anni che ti aspetto", una richiesta d'aiuto non riferita ad una persona, ma ad un sentimento, quella pace che stenta ad arrivare!
Alla traccia nove si cambia completamente registro. Con Andiamo si balla, si urla al mondo intero un testo che è un gioco mentale verso le proprie scelte e verso le abitudini degli italiani. L'inciso è fra i più ispirati, radiofonico, creato per i live e per far esplodere i moropatici, una sorta di "Tu" in versione 2017, ma con un ritmo ancora più sostenuto, completamente elettronico e a tratti dance. Sonorità elettroniche che riescono a centrare l'obiettivo: sposarsi bene con un testo importante e pieno di mille significati.
E' più forte l'amore, è la traccia numero 10, quella cantata insieme a Bianca Guaccero e che apre il brano con la sua voce elegante e graffiante, sorprende per tale maturità. Il testo rimane in bilico fra il bene il male, il coraggio e la paura, una sorta di 'Yin e Yang' che esplode poi nell'unica verità assoluta: l'amore. E Bianca e Fabrizio lo cantano insieme: "E' più forte l'amore", lo è, più dei dolori e degli orrori, l'amore rimane sopra ogni cosa, l'amore vince... su ogni cosa! Ballata strepitosa accompagnata dal pianoforte che in tre minuti di canzone, regala brividi immensi. Uno dei brani più belli dell'intero album, Fabrizio alza l'asticella del livello artistico, segno che ormai i capolavori passano da qui.
Chiude l'album Intanto, ed è molto curioso questo brano che sembra proprio continuare con la melodia della traccia precedente, un gioco musicale che apre l'ultimo atto di questo cd. Intanto, è un brano leggero che racconta un rapporto d'amore pieno di contrasti ma che di fondo ha una certezza: la voglia di andare avanti. E intanto che passano gli attimi, i giorni, i mesi, il rapporto rimane in piedi, perché l'amore è un patto fra due persone, e i patti si rispettano! Qui Fabrizio abbassa i ritmi, a volte con un cantato quasi parlato, uno di quei brani che solo se riascoltati più volte se ne comprende appieno l'essenza.
"Pace", l'album, è la riscoperta del primo Fabrizio, quello con sonorità più dure e testi che mirano tante volte a provocare in primis la propria coscienza. La tematica principale è la pace ma non come sentimento dedicato al mondo, ormai quello è un concetto troppo abusato, ma questa volta la pace con il proprio essere, perché Fabrizio ci apre la finestra sul suo mondo, e come tutti i grandi artisti, ogni fans rivede un pezzo della sua vita. Il sound è completamente diverso rispetto a "Via delle Girandole 10", segno che Fabrizio non rimane mai uguale a se stesso ma è in pieno mutamento. Ormai Fabrizio si sta facendo carico di un genere musicale che lo rappresenta pienamente: il rock elettronico.
Ci siamo veramente, Fabrizio ci presenta un album con 11 canzoni... da primo piano!!