domenica 27 aprile 2014

Un Cavaliere Oscuro al servizio della Follia!


“Siamo alla resa dei conti caro pipistrello alato”!

Batman era dinanzi al Joker. 

La figura del clown folle era leggermente immersa nella penombra di quel posto terrificante. Batman teneva le sue mani attuando una vera e propria morsa umana sul collo del Joker. Il clown a malapena riusciva a parlare ma continuava a ridere.. continuava nel suo sberleffo.

“Siamo sul precipizio. Hai visto crociato incappucciato?! Hai visto che hai dovuto portarmi su di un precipizio per finirmi?!? Te lo dicevo che sarebbe stato tutto una questione di centimetri: follia, razionalità, lucidità… son tutti punti di vista, nient’altro che punti di vista”.

Il Cavaliere Oscuro ad ogni parola del Joker, spostava tutta l’imponenza del suo corpo avanti, sempre più avanti, mezzo centimetro alla volta, mentre il collo del Joker era avvolto nella morsa delle sue mani.

 Batman arrivò fino alla punta del precipizio.

Da lì, la vista era fantastica: l’alba illuminava il futuro giorno che ormai era arrivato; le rondini fugaci svolazzavano allegramente, quasi come se stessero esibendo la loro spudorata libertà. Il cavaliere oscuro era ancora lì: non parlava, era completamente impenetrabile.

Il Joker continuò il suo monologo.

“Sono felice che arrivi la fine, perché questa sai, presuppone sempre che ci sia un nuovo inizio. Si pipistrello! sarà un nuovo inizio anche per te… vedrai… Vedrai come ti mancherò; vedrai come la tua lucida razionalità si spegnerà alla luce del sole. Siamo destinati a cedere il passo ad un nuovo giorno caro il mio Batman; destinati a fare la guerra per affermare la pace”.

 “No!! Tu sei solo follia al servizio della paura”.
Batman per un momento alleviò la stretta sul collo del Joker.

 “Tu sei pura follia clown schizzato. Qui non si tratta di fare la storia o di riscriverne un’altra: qua si tratta di me e te. Sapevamo tutti e due che, prima o poi, qualcuno si sarebbe veramente fatto male. È il trionfo della ragione caro il mio Joker: la sconfitta del caos!”

“Ahhh Batman… tu… Tu sei sempre stato così sicuro, certo delle tue certezze, dei tuoi valori, delle tue crociate per fermare il caos, ma guardati, è già dentro di te il caos, la follia ti ha fatto diventare ciò che sei: hai solo scelto il tuo essere, per via di una giornata storta, solo una giornata storta. Non credi?!"

Le mani di Batman erano diventate sempre più molli sul collo del Joker. Paradossalmente tenere il Joker in modo potente significava non condannarlo a quel baratro, e invece, alleviare la presa, significava completamente il contrario: condannarlo!

“Io non sono nessuno per giudicarti Joker. Non sono io che devo emettere la sentenza.
 Ucciderti sarebbe il tuo trionfo, forse ucciderti sarebbe la mia sconfitta, questo lo so bene clown da strapazzo”.

Batman continuò a parlare per altri pochi secondi.

Il Joker era sempre sollevato dalla potenza che le braccia di Batman imponevano sul suo collo. Joker, sospeso da terra, dondolava con le gambe avanti  e indietro. All’improvviso il burlone schizzato chiuse gl’occhi. Sorrise, poi smise di dondolare con le gambe. Batman stava allentando totalmente la presa quando ad un tratto, il Joker, tolse le mani di Batman dal suo collo e si lasciò cadere nel vuoto. Batman rimase lì, fermo, mentre il corpo del Joker cadeva senza sosta nel baratro di quel posto terrificante.

Caos aveva creato altro caos…!
Vittoria della follia o della razionalità?

Batman tornò nella sua dimora. Non aveva la certezza che il suo nemico di sempre era morto veramente, il suo punto di vista ottico non riuscii a -comprendere- e a vedere se il corpo del Joker, si era schiantato contro il fondo del terreno; ma Batman pensò intensamente al dilemma, si lacerò per ore con una domanda: “Alla fine chi ha vinto? alla fine chi ha annientato l’altro?”

Il Cavaliere Oscuro si tolse il suo costume da guerriero; ritornò Bruce Wayne; ritornò nel suo letto comodo e confortevole.

S’immerse nelle lenzuola mentre i lividi su tutto il corpo facevano sempre più male. Poi con la mano destra toccò un pezzo di carta dentro le lenzuola bianche. Prese il pezzo di carta e lo sollevò verso gl’occhi per leggerlo meglio.

Era un pezzo di carta qualunque: bianco, piegato, ma con qualcosa scritto dentro. Il miliardario Wayne lesse subito il contenuto: “E’ solo una questione di punti di vista… solo punti di vista”.
Firmato: “Joker”!





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