È
l'album della consacrazione, l'album del milione di copie: la svolta epocale!
Questa nuova produzione pubblicata nel 1983,
inizia con "Bollicine", che dà il titolo all'album intero.
In
questo pezzo Vasco si diverte a spaventare i benpensanti con la strofa
"coca... cola"; tutta la song viene sorretta da doppi sensi, provocazioni,
consigli salutisti e frasi in inglese maccheronico estratte da una canzone
straniera del gruppo "MC5". Il tutto va a fondersi con un mix
musicale molto divertente. Una canzone nonsense strepitosa!
Alla traccia due c’è “Canzone per te”,
dedicata alla stessa ragazza di “Albachiara”, tanto che in alcuni live Vasco
cambiò la strofa "lei è troppo chiara e tu sei già troppo grande" con
"lei è un'Albachiara e tu...", proprio ad evidenziare il collegamento
tra le due canzoni. Il testo è geniale, minimalista, parlato, una dedica nuda e
cruda che arriva ad un finale dolce e delicato dove il Blasco ci spiega come
nascono le sue canzoni.
Alla numero tre troviamo “Portatemi Dio”,
testo crudo e forte, dove il nostro mito vuole Dio, lo vuole vedere e vuole
farlo giudicare dai cosiddetti "buoni cristiani". Red Ronnie voleva
fare della canzone un video dove Vasco prendeva una suora e la sbatteva ad un
muro e le cantava la canzone, ma il nostro Rocker, per ovvie ragioni, non
accettò la proposta blasfema.
Traccia numero quattro, bè, alzatevi in piedi,
arriva l’inno di una vita: “Vita spericolata”, con la quale a Sanremo Vasco arrivò
penultimo. Il testo non è l'esaltazione ad una vita che potrebbe portare alla distruzione,
ma è la manifestazione di un sogno, la voglia di trovare una via d'uscita alla
noia che circonda l'uomo comune. Curiosa è la nascita di questo capolavoro:
Vasco aveva la musica di Vita spericolata, di Tullio Ferro, già da un anno ma
il testo non lo convinceva appieno, infatti, il testo nascente, ruotava su una
storia d'amore "Voglio Licia la voglio così com'è". Un pomeriggio,
mentre era in tournee in Sardegna, davanti al campo sportivo dove l'indomani
avrebbe dovuto tenere un concerto, Vasco era nel suo camper. Era una giornata
piovosa, triste, e Vasco ad un certo punto pensò che vita volesse fare nel suo
futuro: pensò ad una vita spericolata, maleducata, senza limiti! Poi gli venne
tutto di getto, in maniera naturale, era la canzone della vita, la canzone
capolavoro, la canzone di una carriera intera. Un tatuaggio indelebile, il
capolavoro senza tempo!
Alla
traccia cinque, “Deviazioni”, altra provocazione potentissima. Ritmica veloce
ed avvolgente, stile anni ’80 poi rivisitata nei live con arrangiamenti sempre
più rock. Il Blasco ci racconta che tutti abbiamo delle deviazioni e cioè
quelle trasgressioni mentali che non accettiamo neanche a noi stessi; quei vizi
repressi dentro il nostro io che cerchiamo di nascondere per non apparire “pericolosi”
e poco raccomandabili. Un pezzo top per alcuni anni sottovalutato.
Segue
alla numero sei, “Giocala”. Un sound "battistiano", con un testo
scorrevole il quale ha come protagonista una donna che, per orgoglio, ha deciso
troppo presto di troncare una storia d'amore, ed ora, è alle prese con i suoi
pentimenti. Il ritornello è un invito a rischiare, a non risparmiarsi mai, a
giocare anche la più piccola delle proprie occasioni!
Alla
numero sette, “Ultimo domicilio conosciuto”. Solo musica, in quanto Vasco disse
che già andava bene così. L'inizio della canzone è dedicato al pretore Grassi
di Bologna, il quale aveva fatto chiudere le radio private in Italia. Una
canzone con un motivetto facile ma avvolgente dedicato all’età della Radio, l’età
di Punto Radio!
Chiude
l'album “Mi piaci perché”, un rock semplice con un testo minimalista, dove
Vasco ci spiega il tipo di donna ideale: porca, sporca, con la gonna! A dire la
verità, l’unico scivolone di un album quasi perfetto, l’album della rivoluzione
che ha portato in Italia nuove sonorità e soprattutto, dei testi di primo
livello con una metrica cantautoriale minimalista, una novità assoluta nell’Italia
dei vecchi cantautori!
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