Un viaggio bellissimo che ha avuto come unica nota stonata il risultato. Su quello purtroppo nessuno può farci niente ma per il resto, è stata la solita grande organizzazione del "Peppino Prisco" di Montalto Uffugo.
Più che un semplice club una vera e propria famiglia pregna di altruismo, competenza e professionalità. Te ne accorgi subito - sin dalla prima salita sul pullman - che le cose qui hanno tutto un altro sapore.
Il viaggio verso il derby è lungo, orientato verso quel vuoto che si fissa dal finestrino mentre i pensieri personali fanno il giro della lancetta in modo più lento rispetto al quotidiano. Ed è proprio lì che l'Interclub di Montalto Uffugo opera. Alla prima fermata, a Tarsia, c'è subito l'abbraccio collettivo nell'ormai famoso Hospitality. E via con le lasagne, prodotti tipici locali e tante altre prelibatezze. C'è un'aria distesa, gioviale, proprio il clima giusto per un tragitto così impegnativo.
La notte è lunga e il viaggio viene intervallato dalle classiche soste dove tutti hanno il volto già provato ma con quella sottile vena romantica rivolta all'emozione del momento clou: la partita.
Quando si arriva a Milano il gruppo si frammenta: alcuni si recano al ristorante per il pranzo altri in uscita libera nella città della moda. Il mood però è sempre uno: andate dove volete ma stiamo uniti. E infatti ci si ritrova quasi tutti in metro.
In quel momento inizia lo spettacolo. Battute scherzose; cori da stadio; primi segnali di stanchezza che affiorano nelle gambe ma tutto va a comporre un film unico nella nostra mente.
Quando dalla metro usciamo su San Siro, in molti iniziano a scattare un selfie mentre il Presidente rimane lì davanti con Fabio, sono loro che guidano la truppa nerazzurra, sempre gentili e pronti a soddisfare le necessità dei viaggiatori interisti.
Attraversiamo tutto lo stadio con sosta per il ritiro delle tessere Inter Club; subito dopo ci rechiamo su via Caprilli, luogo della sosta del pullman.
Arriva l'altro momento chiave della giornata, eh già, va in onda l'Hospitality pre-match.
I passanti sbigottiti si fermano.
Sbirciano curiosi.
Qualcuno si volta e chiede cosa sta succedendo.
Dal tavolo delle meraviglie si tirano fuori panini, polpette, soppressata, formaggi e bevande di ogni genere. Le matricole del viaggio hanno un momento di esitazione, poi partono godendosi poco a poco tutto il ricco buffet.
Quel momento ci lega in modo più solido.
Siamo qui e siamo vivi direbbe qualcuno, perché attimi del genere prima dell'amplesso sportivo ci rendono attori protagonisti di una giornata indimenticabile, a prescindere dal risultato. Tutto ciò che non fa parte dall'ordinario, infatti, ha spesso un valore in più, anzi, un valore speciale.
Finito l'Hospitality ognuno prende la direzione verso il proprio settore.
La partita ci emoziona e poi ci fa sprofondare nello sconforto. Ne usciamo tutti più tristi e in preda ad una rabbia ormai molto nota ai tifosi di qualsiasi squadra.
Non eravamo più abituati a perdere ma in fondo, il tifoso interista si abitua subito alla nuova condizione.
I primi minuti del viaggio di ritorno sono alquanto traumatici: la coda intorno San Siro è infinita. Molti cercano di comprendere i perché di questa sconfitta mentre lo spazio nel pullman sembra quasi rimpicciolirsi rispetto all'andata.
È la stanchezza che detta il cammino e l'infelicità per un risultato che farà pesare di più il viaggio verso la Calabria. Ne usciamo però incolumi anche da queste prime emozioni altalenanti e arriviamo alla prima sosta dopo già un'ora di viaggio.
Lì ci riguardiamo tutti in faccia.
Siamo entità vaganti immerse in un mondo alternativo: il nostro.
Poi ancora chilometri mentre finalmente una parvenza di sonno ci fa visita.
Quando arriviamo a Caserta siamo già tutti esausti. Ecco, allora, che il nostro direttore d'orchestra, il nostro Presidente, toglie dal cilindro l'ennesimo coniglio per rallegrare il gruppone. Crostate, dolci, ancora bevande, eh sì, proprio così, se la mattina deve iniziare allora che inizi nel modo giusto. A suggellare tutto i racconti del Presidente, sempre istrionico e ironico. Nel suo viso la stanchezza si affaccia in modo visibile ma la maschera sempre con la passione e la voglia di finire il viaggio con la leggerezza che contraddistingue l'Interclub di Montalto. Fabio La Ganga, invece, già pensa alla prossima partita e cerca di mantenere alta la fede nerazzurra smorzando le teorie disfattiste. Si riparte.
Quando arriviamo a destinazione siamo tutti sollevati ma ci accorgiamo che qualcosa torna a bussare alle nostre porte. È la vita reale.
Quella così cinica e che molte volte non ha spazio per le passioni.
Sempre tutti ingabbiati nelle proprie responsabilità, in quei "devo farlo" che sono poi un po' il senso della vita.
Ed è il giorno dopo che realizzi tutto quello che hai vissuto e con chi lo hai vissuto.
Ti vengono in mente anche quei visi che non conoscevi prima ma che associ ad una battuta o ad una semplice parola scambiata con essi.
Rimani in un loop temporale che sai bene che ripartirà al prossimo viaggio, perché statene pur certi, cari detrattori, un altro viaggio, per noi, ci sarà sempre.
Davide Beltrano "IlFolle"
Ottimo. Grande Interclub Montalto Uffugo. Fiore all'occhiello del coordinamento calabrese. Almeno così dovrebbe essere !!!!!🖤💙🖤💙🖤💙🖤
RispondiEliminaUna grande famiglia nerazzurra
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